Stats Tweet

Maine de Biran, Marie-François-Pierre.

Filosofo francese. Partecipò attivamente alla vita pubblica e fu avverso sia alla Rivoluzione che a Napoleone, dopo la caduta del quale ricoprì la carica di deputato, sedendo nel settore di centro-destra. Fu amico di P.J. Cabanis, di A.L. Destutt de Tracy e frequentò vari altri "ideologi" che ne influenzarono il pensiero, per quanto la sua dottrina si distingue nettamente e, anzi, giunga a conclusioni opposte, affermando che la vita psichica non può che derivare dalla coscienza. Mentre gli ideologi, pur ammettendo nella sensibilità due momenti, l'uno "passivo", l'altro "attivo", rimanevano entro il campo dell'organicità, M. tende a precisare quale sia la sfera in cui lo spirito è passivo e quale la sfera in cui esso è attivo, per quanto l'"abitudine" tenda a cancellare "le linee di demarcazione tra gli atti volontari e quelli involontari". Pertanto, secondo M. è necessario rintracciare tale demarcazione, poiché anche nelle percezioni più elementari è insita la dualità di attività e passività e l'origine di ogni "coscienza" è un fatto primitivo in cui attività e passività si uniscono. Ogni atto di coscienza è uno sforzo per vincere delle resistenze, perciò se si sopprime ciò che resiste, si sopprime anche la coscienza. Infatti, l'attività è sempre accompagnata dal suo termine passivo, la "materia", per cui lo sforzo (effort) dell'io cosciente non è discontinuo e casuale, ma rappresenta la condizione stessa della coscienza che è attività volontaria. In tal modo egli giunge al riconoscimento della libertà mediante l'analisi psicologica, posta l'inutilità dell'analisi metafisica. La sua morale muove da tale riconoscimento: la vita umana è quella dell'io cosciente, attivo e libero, opposta a quella degli animali. Vivere secondo ragione, tuttavia, non è sufficiente, dato che solo l'amore crea il regno dello spirito e la grazia ci dona questa vita. Alla concezione di M. si rifà lo spiritualismo francese che, pur nelle sue diversificazioni, afferma in tutti i suoi rappresentanti la realtà dello spirito testimoniata alla coscienza dall'uomo che è egli stesso spirito e libertà. Opere principali: L'influenza dell'abitudine, 1802; La decomposizione del pensiero, 1805; L'appercezione immediata, 1807; Rapporti del fisico e del morale, 1814; Esame delle lezioni di filosofia di Laromiguière, 1817 (Bergerac, Dordogna 1766 - Parigi 1824).